sabato, giugno 02, 2018

LA QUESTIONE SUL DIVORZIO




Il divorzio può essere rappresentato come l’altra faccia della moneta, quella che comunemente è chiamata croce. Pur non volendolo nemmeno menzionare, esso fa parte della vita dell’uomo, nascosto come un esplosivo che se dovesse deflagrare, può letteralmente distruggere l’esistenza di una vita. Il dolore e il dissesto che provoca è così grave da compromettere la personalità dei coniugi e della prole. Il divorzio non nasce per la lunga coabitazione e nemmeno per quella breve, ma scaturisce da uno scompenso di fiducia, che ribalta definitivamente il rapporto affettivo verso l’altro. Esso si manifesta, turpe, in uno dei due e mai è consensuale, vale a dire, che uno dei due, volontariamente, si rende disponibile all’influsso distorsivo del maligno che stuzzica la sua vanità a decidere per un cambiamento ignoto. È proprio questo cambiamento, Dio contesta, essendo che, ciò che Egli unisce nessuno deve poter dividere. Malachia 2:16 Poiché l'Eterno, il DIO d'Israele, dice che egli odia il divorzio e chi copre di violenza la sua veste. Oltre a odiare questo infimo cambiamento, Dio, si rivolge all’uomo, semmai egli dovesse violentare la sua veste, vale a dire, fisicamente deturpare la pelle della sua amata con atti fisici o con pregiudizi infami a detrimento della di lei personalità. Il principio perpetuo che Dio pose all’uomo e alla donna è stato quello che con il matrimonio sarebbero divenuti una sola carne e che avrebbero posto le basi indissolubili di una unione materiale e spirituale unica in questo mondo, poiché, avrebbe rispecchiato il principio divino della procreazione necessaria che Dio ha progettato anzitempo. Essendo una questione intrinseca che impegna l’uomo e la donna tutta la vita, l’uomo ha cercato, ai tempi di Gesù, di escogitare un espediente conciliativo con la libertà se, in casi estremi, egli avesse potuto dare il libello del divorzio alla moglie e così sciogliersi facilmente dal legame perpetuo. Per questa richiesta spropositata, Mosè, concesse il divorzio che, a tal fine, il marito avrebbe potuto dare il libello alla moglie se, a suo giudizio, l’avrebbe trovata impura o addirittura odiosa. La risposta di Gesù, non è stata imperativa, nel marcare che il legame tra un uomo e una donna dovesse essere saldo fino alla fine, sebbene ne abbia fatto riferimento che dal principio, l’unione di un uomo e una donna era come se fosse stata una sola carne, ma ha dato una opportunità all’uomo, innocente, di potere dare il divorzio se avesse trovato la moglie in stato di fornicazione o adulterio.   Matteo 19:9 Or io vi dico che chiunque manda via la propria moglie, eccetto in caso di fornicazione, e ne sposa un'altra, commette adulterio; e chi sposa colei che è stata mandata via, commette adulterio. Questa possibilità di divorzio, apre diversi fronti di interpretazioni che possono portare ad un convincimento di decisione unilaterale dell’uomo, non consono alla legge di Dio, quindi erroneo, se la prova dell’infedeltà della moglie non dovesse essere dimostrabile. Tuttavia, la condizione dell’adulterio, chiaramente dichiarata da Gesù, come causa di rottura della coabitazione, ha indotto l’uomo a istituire una legge che avrebbe posto come base del matrimonio la fiducia e l’assistenza intercorrenti tra i coniugi come necessarie per l’esistenza e la continuità del matrimonio. La possibilità di risposarsi, dopo il divorzio, apre una delicata e quanto mai difficile situazione, che a tali vincoli, gli stessi discepoli ammisero che non sarebbe stato conveniente prendere moglie. Matteo 19:10 I suoi discepoli gli dissero: Se questa è la condizione dell'uomo rispetto alla moglie, non conviene sposarsi. Poiché, tutti non sono capaci di astenersi di prendere moglie, chi è in grado di accettarlo lo accetti. Questo suggerimento, naturalmente deve essere considerato come l’estrema ratio, di rimanere singolo, poiché, se tutti si attenessero a questa soluzione la procreazione dell’uomo in questo mondo ne sarebbe fortemente compromessa. La prospettiva enunciata, in Corinzi 1, apre un agitato dibattito, su chi dei due sposi debba adeguarsi all’altro. I corinzi 7,3 Il marito renda alla moglie il dovere coniugale, e ugualmente la moglie al marito. Efesini 5,24 Ora, come la chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli devono essere sottomesse ai loro mariti in ogni cosa. Nel leggere questi versi, si scorge che il primo, espone il rapporto del dovere matrimoniale, riferibile a quello che si esercita sotto il tetto coniugale, in cui, la sottomissione deve essere esercitata in modo equo, l’uno verso l’altro coniuge, il secondo, invece, si riferisce al rapporto che si deve avere fuori, nell’ambito della chiesa e nei rapporti con gli altri, ove in questo contesto la moglie deve attenersi a sottostare alla potestà del marito in ogni cosa. È proprio questo ultimo vincolo, concesso dalla parola di Dio che, dai tempi di Gesù e molto più nei nostri giorni del XXI secolo che non è accettato dalla moglie e per riflesso dalla donna sui rapporti civilistici. Su questa sottomissione, di ordine divino, il maligno ha fatto leva, affinché la moglie chiamasse in causa un diritto egualitario non spettante, facendo produrre, una legge terrena che ha prodotto in eccesso un diritto anomalo a suo vantaggio, tale da porre a detrimento la personalità del marito. L’eccesso di questo diritto anomalo acquisito dalla donna contrasta la Sacra Scrittura, poiché, provoca un pregiudizio psicologico nell’uomo che, a poco a poco, vede limitare le sue prerogative di uomo ad immaginane di Dio. Il divorzio, basato su questo anomalo vantaggio della moglie, tuttavia, non dovrebbe esistere, essendo che l’ordinamento del vero matrimonio è stato stabilito da Dio e nulla fatto da Lui, possa essere modificato. La divisione dei coniugi, che porta al divorzio, oltre ai danni sopra indicati, può causare, in certe situazioni di separazione e non, l’aborto. Quest’ultima decisione produce un danno non prevedibile e non calcolabile alla cittadinanza, per i motivi del quale, le nazioni pur essendone a conoscenza lo ignorano. Il permettere che l’aborto sia legalizzato può, sia per motivi di divorzio o economici o di incompatibilità di carattere, ridurre la procreazione di una nazione che Dio ha ordinato di crescere e quindi, limita lo sviluppo delle generazioni, come già avviene in Italia e in tutta Europa. In riguardo al rapporto colloquiale, le discordanze dialettiche tra uomo e donna, spesso si inficiano e si osculano fino al possibile ricorso ad estreme conseguenze, specie nell’ambito familiare, in cui, la causa rimane sempre la possibile scelta del divorzio ove, malauguratamente, può prendere corpo anche la morte. Beati coloro che si adeguano all’insegnamento biblico della parola di Dio e se possono sembrare agli occhi del mondo dei retrogradi, essi saranno virtuosi per Dio, poiché, quello che conta è il premio di godere l’eternità con la presenza di Dio. Questi sposi che si adeguano alla Legge divina, per certo, avranno il privilegio, di essere ammirati dal popolo dei santi e premiati da Dio. La preghiera non deve mai cessare nel ringraziare Dio per la costanza del nostro matrimonio. Se erroneamente si possa pensare che il divorzio dovesse soddisfare una parte, lo sarà solo per breve tempo, poiché, nel lungo termine, rovinerà la propria esistenza e quella dell'altro coniuge e di conseguenza, quella dei figli, se ve ne sono.
Pace e fede nel Signore


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