domenica, dicembre 17, 2023

STABILIRO’ IL MIO PATTO

 

 

Sembra, che Noè debba essere considerato l’anello di congiungimento tra la decisione della fine del mondo e la concessione di Dio di lasciare esistere l’uomo. Dobbiamo considerare quest’uomo come unico degno di tale appellativo o dobbiamo umiliarci a Dio di aver forzato il suo perdono?  Notiamo, a prima vista, che l’ira di Dio era già nel punto di rottura poiché la sua pazienza non avrebbe più permesso perdono né avrebbe più aspettato il migliorarsi del cuore dell’uomo. Sembra, allora, che il cuore sia il punto debole in cui Dio legge la prospettiva della metamorfosi dell’uomo. Se la corruzione Dio l’ha attribuita all’uomo, cosa centrano gli animali e soprattutto ogni vivente sulla terra? Che relazione esiste tra la morale dell’uomo e gli altri esseri viventi? Questo è un problema che ci fa capire che tutto ciò che esiste su questa terra è collegato all’uomo e che la sua corruzione è un evento così grave che inquina gli altri viventi e disturba Dio. Ce lo dice la decisione radicale di Dio di aver posto fine al mondo e che, per il suo amore ha riflettuto prima di distruggerlo. Tuttavia, essendo che, la corruzione si sta manifestando, in questi ultimi tempi, più gravemente di allora, se nell’antico la fine del mondo è stata col diluvio delle acque ora sarà col fuoco e in questo modo Dio purificherà la terra con l’acqua prima e col fuoco dopo. Matteo 13:40 Come dunque si raccolgono le zizzanie e si bruciano con il fuoco, così avverrà alla fine dell'età presente. Questo è il quadro degli eventi ove l’ira di Dio farà il suo corso e l’uomo non può far nulla per mitigarli. Tuttavia, Dio ha provveduto per salvare i suoi fedeli Matteo 18:14 Così il Padre vostro che è nei cieli vuole che neppure uno di questi piccoli perisca. Ma perché questo cambiamento di decisone in Dio? Nella creazione Dio ha calcolato tutto dal principio fino alla fine del mondo ed oltre in eterno. La corruzione è secondo quanto posiamo capire, necessaria per far conoscere all’uomo il bene e il male ma non senza dolore e non senza la morte, come Gesù per salvare il mondo dalla corruzione dell’uomo ha dovuto morire sulla croce e poi risorgere. Questo sistema divino è incomprensibile all’uomo della terra ma lo sarà comprensibile all’uomo nei cieli. Con la incorruttibilità Dio ci confermerà il patto eterno dandoci nelle mani          un nuovo nome segreto scritto su una pietruzza. Quella sarà la nostra identità divina per entrare nel regno di Dio. Così per la fede acquisita saremo idonei di giudicare gli angeli essendo che abbiamo acquistato la conoscenza e capito la giustizia di Dio. Gesù ci coordinerà lo stile e le mansioni della nostra futura vita nella pienezza della gloria di Dio. L’uomo acquisterà la franchezza e il privilegio di passeggiare con Dio come nel principio passeggiò Adamo e sua moglie con Dio nel Giardino. Tutto è come un ciclo obbligato che l’uomo deve fare per colpa della ribellione di Lucifero che non sarà più principe di questo mondo ma sarà posto sotto pena del fuoco nella geenna con i suoi angeli. L’uomo rimarrà la gloria di Dio, essendo che, per mezzo di Gesù supererà la prova. Gesù che oggi è dimenticato in questa era sarà il nostro Re in Paradiso. Io vado a prepararvi un posto, Giov. 14, che secondo quanto possiamo capire sarà un altro pianeta ove giustizia divina regna. 

Pace e fede nel Signore    

 

 

 

 

 

 

venerdì, novembre 17, 2023

OSTENDE MIHI GLORIAM TUA

 

 

Il desiderio che domina la mente dell’uomo in ogni tempo è quello di vedere Dio, per almeno due motivi chiavi: quello di verificare la realtà della sua esistenza e l’altro conoscere il nostro futuro. Non è bastato che Dio abbia detto di essere il Dio di Abramo di Isacco e di Israele, ma la necessità di vedere la sua persona supera ogni condizione di attesa e di attendibilità dei nostri padri. Dio non può lasciarci isolati nell’universo con il rischio di impazzire cercando l’invisibile. Per questo Dio ha provveduto di lasciarci le Sacre Scritture e come persona divina la testimonianza di Gesù. Se tutto ciò possa essere sufficiente, non lo è per l’uomo che nella disperazione grida sempre a Dio per essere tutelato.  Questo ragionamento lo ha fatto Mosè quando andò a vedere il pruno ardente nel monte Sinai e dopo nell’occasione che Dio disse a Mosè di salire da quella parte del Sinai per recarsi in Canaan. Alla richiesta di Mosè di volere Dio in mezzo al popolo che lo guidasse in Canaan Dio gli rispose che se per un momento si avesse messo in mezzo a loro li avrebbe consumati, così pure Mosè. Tuttavia non si capisce il motivo perché Dio ordinò a Mosè e al popolo di togliersi i vestiti, essendo che, da quella situazione Dio avrebbe fatto le sue considerazioni se il popolo fosse idoneo o meno ad entrare nella terra promessa. Già un espediente del genere l’abbiamo visto in: Giudici 7:7 Allora il Signore disse a Gedeone: Mediante questi trecento uomini che hanno leccato l'acqua io vi libererò e metterò i Madianiti nelle tue mani…. A questa condizione di spogliarsi degli ornamenti, che si riferirebbero ai loro vestiti esterni, Mosè chiede a Dio una condizione che sapeva molto di obbligo: Esodo 33:15 Mosè gli disse: Se la tua presenza non viene con me, non farci partire di qui. Una delle poche volte in cui l’uomo parla con Dio in un dialogo aperto e senza inibizioni, come fu con Abramo. Qui conosciamo Dio che colloquia come umano ove si scoprono molte affinità di carattere e di lingua logs che impressionano per la loro semplicità discorsiva per nulla ultra terrestre.  È per questo discorso confidenziale che Mosè a differenza degli altri patriarchi fece una domanda intrinseca a Dio, quello di voler vedere la sua gloria. Esodo 33:18 Mosè disse: Ti prego, fammi vedere la tua gloria!  Notiamo che Mosè chiede una cosa ma Dio gli rivela un’altra cosa. La Gloria chiesta da Mosè poteva essere veduta ma Dio invece gli parla della impossibilità di vedere il suo volto.  Tu non puoi vedere il mio volto, perché l'uomo non può vedermi e vivere. Ecco che Dio decide di rivelare solo a Mosè, che il suo volto non poteva essere contemplato o persino guardato dall’uomo perché egli non avrebbe potuto resistere alla potenza della sua gloria e vivere. Poi Dio torna alla richiesta di Mosè di mostrargli al sua gloria. Ma perché Dio permise a Mosè di vedere la sua gloria dalla parte delle sue spalle? Perché se avesse visto la gloria davanti, avrebbe visto il volto di Dio e Mosè sarebbe morto. Rapportiamo adesso questo evento di Mosè con il desiderio dell’uomo di voler vedere Dio oggi. Se la carne e i sangue non possono ereditare il regno di Dio, ciò vuol dire che non possiamo vedere Dio nello stato in cui siamo e vivere, essendo che, tutta l’umanità ne sarebbe consumata. Tuttavia, la sua voce potremmo certamente ascoltarla. Certamente, ma ci vorrebbe un altro Mosè. Ma Dio lo ha mandato con Gesù e noi lo abbiamo ucciso. Come mai ora chiediamo di voler sentire la voce di Dio?  

Pace e fede nel Signore     

 

 

 

lunedì, ottobre 09, 2023

IL PROFETA GIONA

 

 

È controversa l’interpretazione della disubbidienza del profeta Giona di non avere ottemperato il comando di Dio e di essere fuggito dalla sua presenza. L’allontanamento, spesso da molti predicatori interpretato come se il profeta avesse abbandonato la fede in Dio altro non è che un fuggire per una mancanza di coraggio che Giona ebbe di affrontare il difficile compito che Dio gli aveva comandato, essendo che, da solo non si sentì capace di rimproverare la popolazione di Nivive grande da essere attraversata in tre giorni. Come sappiamo questo atteggiamento di scoraggio e paura di eseguire l’ordine di Dio è capitato anche al profeta Mosè: Esodo 3:11 Mosè disse a Dio: Chi sono io per andare dal faraone e far uscire dall'Egitto i figli d'Israele? La stessa riluttanza si evidenzia in un altro profeta che rifiuta l’ordine di Dio: Geremia 67:6 Io risposi: Ahimè, Signore, Dio, io non so parlare, perché non sono che un ragazzo. 7 Ma il Signore mi disse: Non dire: Sono un ragazzo, perché tu andrai da tutti quelli ai quali ti manderò, e dirai tutto quello che io ti comanderò. La confusione che si crea è quando si legge che Giona si allontanò da Dio, in effetti Giona fugge per non ottemperare il comando di Dio ma per paura della difficile missione. Giona 1:3 Ma Giona si mise in viaggio per fuggire a Tarsis… In nessun verso è scritto che Giona ha perso la fede in Dio, anzi al contrario: Giona 1:9 Egli rispose loro: Sono Ebreo e temo il Signore, Dio del cielo, che ha fatto il mare e la terraferma. La sua paura era così grande che pagò il biglietto per fuggire con la nave a Tarsi credendo che Dio non lo avesse chiamato e quella stessa paura lo fece nascondere giù nella stiva della nave. Ma ecco l’intervento di Dio, conoscendo il cuore di Giona fedele ma poco coraggioso, da un lato lo modellò come fa il vasellaio e nello stesso, Dio, introduce un evento che avrebbe rispecchiato la risurrezione di Gesù per ogni tempo. Matteo 12:40 Poiché, come Giona stette nel ventre del pesce tre giorni e tre notti, così il Figlio dell'uomo starà nel cuore della terra tre giorni e tre notti. Come bene si nota Giona è ricordato da Gesù più per il suo soggiorno nel pesce che per la sua timidezza che lo portò a disubbidire Dio. Gloriosamente Giona fu scelto da Dio per profetizzare la risurrezione di Gesù, altro che allontanamento di fede verso Dio.  Dopo questi fatti Dio rinnovò il comando a Giona di andare a predicare a Nivive, dimostrazione che il rapporto tra Dio e Giona non ha avuto nessun indebolimento di fede se non modellarlo alla ubbidienza. Giona 4:2 …..Perciò mi affrettai a fuggire a Tarsis. Sapevo infatti che tu sei un Dio misericordioso, pietoso, lento all'ira e di gran bontà e che ti penti del male minacciato. Del male minacciato, si riferisce alla città di Nivive. Adesso Dio mostra una similitudine che rivela la realtà del suo amore verso Nivive in quanto l'ha perdonata: Giona 4:6 Dio, il Signore, per calmarlo della sua irritazione, fece crescere un ricino che salì al di sopra di Giona per fare ombra sul suo capo. Giona provò una grandissima gioia a causa di quel ricino. Della sua irritazione si riferisse allo stato d’animo pauroso di Giona che ora in questa circostanza come ebbe gioia del ricino che gli diede ombra, così Dio ebbe gioia di perdonare Nivive. Quindi Giona è stato strumento di Dio che pur essendo il profeta riluttante di ottemperare il compito, Dio, lo modellò e lo graziò facendolo immagine reale e profetica della risurrezione di Gesù.

Pace e fede nel Signore