mercoledì, agosto 27, 2014

LA CREAZIONE DELL'UOMO 2



Ritornando al verso, Genesi 2:7, l’Eterno Dio formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito di vita, e l’uomo divenne un essere vivente. Questo verso non si riferisce più alla prima creazione, questa volta Dio creò l’uomo a sua immagine impastando con le sue mani la polvere della terra e dopo avergli soffiato nelle narici un alito di vita e divenne un essere vivente, dalla sua costola formò la donna. Siamo difronte a un’operazione particolarissima, in cui il Signore non parla, ma opera come farebbe un medico chirurgo.
E’ proprio questa diversità d’intervento che è prova della modifica della prima creazione. A questo riguardo, Dio non si limita all’intervento manuale, ma usa anche quello spirituale soffiando nelle narici di Adamo un alito di vita. E’ chiaro che questo speciale intervento porta a uno speciale risultato, quello confermato da Adamo che finalmente la donna formata non è di per sé, ma è osso delle sua ossa e carne della sua carne.
Il Signore non si ferma lì, avvalorando la diversità della nuova creazione, si assume l’impegno di assisterli del continuo. La sua gioia di avere contentato l’uomo a vivere in condizioni di sincera compagnia affettiva, avendo egli prima incontrata difficoltà, Dio decide di essere presente passeggiando spesso con loro, nel Giardino, identificato come un surrogato del Paradiso, di cui, questo divino luogo, entrerà in scena dopo il peccato originale.
Da questo momento, possiamo dire che incomincia il ministero di Dio, aprendo, a differenza delle condizioni della prima creazione, un legame patriarcale nel quale l’uomo potesse adorare Dio Padre e seguire i suoi comandamenti. Dai fatti, tutti sotto controllo di Dio, si desume che queste condizioni nel Giardino non potevano rimanere in eterno, anche perché, come oggi si sa, l’universo invecchia. Era necessario che a differenza degli angeli ribelli, Dio forgiasse un uomo che conoscesse il bene e il male per guidare nell’eterno gli angeli, forse quelli che si erano primamente ribellati, e per raggiungere quest’obiettivo ecco che a sua consapevolezza, di cui non possiamo comprenderne la logica, l’uomo è adescato da satana, e poi tutto il resto.
In fine non è stato un errore di Dio se siamo difronte a tutto questo stato di cose, ma lo scopo è di saggiare e modellare un essere capace e fedele per l’eternità. Per dare assenso a quanto detto, possiamo fare una riflessione. Se Dio è unico e in controllo di tutto, poteva Egli permettere a satana di intrufolarsi nell’albero della conoscenza del bene e del male? Poteva satana presentarsi alla corte di Dio con tutti gli altri angeli? Poiché non possiamo intendere le vie del Signore, con la fede richiesta, possiamo.
La conseguenza in chiave universale sarebbe che all’eliminazione di Lucifero e dei suoi angeli ribelli Dio li ha sostituiti con una generazione nuova sotto un nuovo sistema di legge, cioè quella della materia.
Arditamente pensiamo, anche, che Dio abbia tratteggiato tutto questo percorso dell’umanità per ritornare di nuovo allo stato primordiale di Lucifero, con esseri che supereranno quelli degli angeli, poiché siamo noi a guidarli. Questa terra non sarà più e il nuovo luogo sarà in un pianeta, chiamato Paradiso, ove Gesù sta preparando il posto e lì vi sarebbe Dio stesso a illuminarci con la sua Luce, in eterno.
Pace e fede nel Signore




martedì, agosto 26, 2014

ABRAMO IN EGITTO




Genesi cap. 12/10. Sara, moglie o sorella di Abramo? Nel seguire i fatti di questo capitolo, spesso proviamo un senso di diffidenza nell’accettare quello che si è sviluppato intorno ai rapporti prematrimoniali tra il faraone e Sara e delle decisioni prese antecedentemente dal nostro patriarca che, pur volendoli accogliere è difficile ordinarli nella nostra mente. Il nostro modo di considerare l’unione di coppia (non riferendoci ai tempi presenti), sarebbe quello di rispecchiare le disposizioni delle Sacre Scritture.  
La decisione di Abramo, per nascondere la vera identità di Sara, dicendo che era sua sorella, deteriora la sua integrità.
La decisione presa dal patriarca, sembra poco sintomatica all’osservare il comandamento di Dio e per nulla affidabile la sua conclusione. Certo, siamo ai principi delle relazioni e nelle quali vediamo le prime disposizioni di Dio. Qui siamo di fronte ad un comportamento che sa, poco di fede, perché nei versi antecedenti si legge che Dio apparve ad Abramo, dicendogli: “Alla tua discendenza darò questo paese”, cioè, Canaan. Presso la Quercia di More, Abramo, per riconoscenza di quella promessa, eresse un altare al Signore, poi levò la tenda e andò a Negheb. Se Abramo, erigendo un altare ha mostrato fede e ubbidienza a Dio, sembra non corrispondere la sua condotta nel momento in cui entra in Egitto.
In realtà, dobbiamo affermare, che Dio ha voluto che accadesse tutto ciò, come condizione e preludio di quello che sarebbe accaduto in futuro. Così, si sono svolti gli eventi. Nel paese di Negheb[1], Abramo dimorò fino a quando la carestia sopraggiunse.
Ecco, che il primo indizio è la carestia. Se, prima com’è detto sopra, Dio, parlò ad Abramo, e per quell’esperienza divina, Abramo fu talmente coinvolto che eresse un altare al Signore, come si spiega, che il Signore fece venire la carestia?  Diciamo perché Dio stava preparando un piano. Secondo indizio: la discesa. Il piano divino, fu quello di far scendere Abramo e sua moglie in Egitto. Qual era lo scopo? Era proprio quello che Dio, voleva far nascere una relazione di amicizia tra il faraone e il popolo di Israele.
Terzo indizio: Abramo ne esce ricco. Come possiamo osservare, il quadro degli avvenimenti di Abramo, sorprendentemente somigliano a quelli di Giuseppe e del popolo di Israele, che accolto con grande amore dal faraone, per mezzo di Mosè fu liberato portando via grandi ricchezze. L’avvenimento di Abramo, altro non è, che il preludio degli stessi avvenimenti di Giuseppe. La carestia è uguale a quella che avvenne ai tempi di Giacobbe, la discesa di Abramo è uguale a quella di Israele. Il preannunziato matrimonio del faraone con Sarai, altro non fu, che il significato mistico dell’accoglienza del faraone al popolo di Dio. Il matrimonio, rappresentò l’amore del faraone verso Sarai e quindi, verso la discendenza del popolo di Dio, (si ricordi che il faraone sposò Sarai, ma non la conobbe). Tutto, secondo i piani di Dio, per allacciare un’amicizia e un legame tra l’Egitto e Israele, affinché il popolo di Israele fosse stato accolto con amore. 
Quarto indizio: Abramo ne esce ricco, così pure, il popolo di Dio uscirà ricco dall’Egitto, capeggiato da Mosè. Possiamo dire, che questo capitolo è importante, perché sebbene non si riesca a prima lettura, capire l’atteggiamento di Abramo nei confronti di Sara, dentro è racchiusa la mano di Dio. Infatti, come Dio fu presente, quando spaventò il faraone convincendolo di lasciare Sarai, così fu presente, quando Abramo disse a Sarai, di non essere sua moglie. Tra il matrimonio e la coabitazione sarebbero passati parecchi giorni, secondo l’usanza. Ecco che Dio intervenne nel sogno del faraone, prima della consumazione. Sara non fu conosciuta dal faraone, perché anche non è scritto che la conobbe, ma che la sposò. Un simile esempio di matrimonio, negli anni futuri, si ebbe con Giuseppe e Maria. 




[1]Gli abitanti del Negheb, occuperanno il territorio di Edom; Il Negheb è la zona semideserta a sud del territorio di Giuda.