lunedì, dicembre 03, 2018

GESU' METTE FUOCO?


         Nel momento della creazione Dio creò l’uomo alla sua immagine e lo fece maschio e femmina. Genesi 1:31 Dio vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco, era molto buono. Questa creazione che si attribuisce essere la prima, evidenzia, pur se nascoste, due conseguenze, la prima è quella che non si avverte la presenza di satana o di un suo intervento, la seconda, in accordo di quanto esclamerà Adamo, finalmente, chiarisce, che certi aspetti di questa creazione non siano andati a buon fine, pur Dio avendo detto che quello che aveva fatto era molto buono.
Ci chiediamo come sia stato possibile, che Dio che crea tutto perfetto e, in questo caso, anche buono, l’uomo maschio e femmina non siano risultati allo scopo. Il fatto che viene considerata possibile la seconda creazione, è data dall’evidenza che Dio prese l’uomo e lo pose nel Giardino: Genesi 2:8 Dio il Signore piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi pose l'uomo che aveva formato.
E’ chiaro che, il fatto che “lo aveva formato”, si riferisse alla prima creazione, per cui, si deduce che tra maschio e femmina non esistesse un rapporto parentale stretto come lo fu in Adamo ed Eva. Infatti, Dio, nella prima creazione, ha relazionato la natura impervia della terra con la disaffezione della donna con l’uomo, affinché meglio si potessero adattare allo stato primitivo, ciò lo dimostrano l’esistenza di quei popoli di Avilla dove andò Caino, fuori del Giardino di Eden, che alla vista del segno su Caino non lo avrebbero toccato, perché timorati da Dio, conoscendolo solo come potenza ma non come persona. Con la seconda creazione, la donna è tratta dalla costola dell’uomo, divenendone soggetta compagna dell’uomo e che si rapporta con vincoli affettivi reciproci con l’uomo. Ecco che, in questa fase, appare satana, che sconvolgerà questa relazione consanguinea fino a creare divisioni. Naturalmente, ove Dio lo permetteva, come ha fatto con Jobbe. La seconda creazione, non dimostra affatto, che la prima sia stata imperfetta, piuttosto mostra a ragion veduta che la sapienza di Dio, abbia programmato un adattamento per l’uomo via via gradevole fino alla sua capacità di conoscere Dio come Creatore.
Tra questo arco di tempo, accadono delle interferenze di satana che corrompono l’uom fino a farlo diventare nemico di Dio. Ecco che Gesù, nel venire sulla terra, riprende gli uomini e afferma in: Luca 12:49 Io sono venuto ad accendere un fuoco sulla terra; e che mi resta da desiderare, se già è acceso? Come si comprenderà nel seguito della lettura del Nuovo Testamento, Dio abbandonerà l’uomo nella sua lascività, tale che non terrà conto del sangue che si spargerà nel mondo a cominciare dalla divisione della famiglia istituita sacra per volontà di Dio. Se da una parte, Dio ha abbandonato l’uomo per la sua disubbidienza e corruzione, satana attacca la chiesa, che sarà perseguitata fino alla fine dei giorni dell’uomo sulla terra.
In conseguenza risulterà nell’uomo una manchevolezza di fede in Dio, non avendo, Egli, intervenuto per riprendere l’uomo dal suo decadimento, per cui, l’umanità si allontanerà dal divino avvicinandosi sempre di più agli idoli. Qui sta la saggezza dell’uomo che, nonostante tutto, si adeguerà a seguire le vie del Signore anche se contro corrente alla società del momento. Come si può ovviare per non cadere dalla cognizione di Dio, unica verità e unico futuro per l’uomo? Basta attenersi alle promesse di Gesù e porre speranza nel credere fermamente al suo glorioso ritorno. Il Signore per certo ci aiuterà a raggiungere questo scopo, intervenendo in silenzio. Molti hanno già la prova del suo intervento e sono pacifici, ma altri, non credendo, preferiscono stare nello status quo nelle tenebre.
Pace e fede nel Signore  

























lunedì, ottobre 08, 2018

IL PRUNO ARDENTE



         Il mistero che avvolge la visione del pruno o cespuglio ardente attira l‘attenzione, per almeno due motivi, il primo perché l’Angelo del Signore sia apparso con un fuoco che non consumava il pruno e l’altro il perché Mosè fu fermato nel momento in cui, decise di andare a vedere quale fosse la causa che il pruno non bruciasse. L’apparizione dell’Angelo determinò nel luogo del pruno, una dimensione estranea alla fisica terrena, vale a dire una zona franca ove erano presenti i principi divini, di cui, l’uomo non può che stupirsi, rimanendo attonito e quasi incredulo. L’angelo, dopo aver santificato il luogo, attivò la sua gloria fiammeggiante ad evidenziare la sua presenza, ove anche la natura cambiò aspetto, poiché, divenne santa.  È chiaro che, in altre occasioni il Signore, ha fatto scendere dal cielo fuoco consumante e avvolte, con zolfo, ma in questo caso fu un fuoco scintillante simile ma non uguale al fuoco. L’Angelo di Dio, avvolto dalla gloria abbagliante, si manifestò a Mosè con caratteristiche fuori da questo mondo, che gli suscitarono una meraviglia e un disorientamento tale che ne fu coinvolta anche la sua parola. Pur essendo un grande generale del faraone, esperto in dialoghi di guerra e di amministrazione, non seppe proferir una limpida parola quando Dio gli diede mandato di liberare il suo popolo. Le sue gambe si piegarono, non solo perché gli fu detto dall’Angelo, che dove si trovava era terra santa, ma anche perchè il tremore di tutto il corpo gli indebolì le gambe facendogli favore a farlo piegare in tutta la sua lunghezza. Mosè, rappresentò il popolo di Dio che si sarebbe piegato per ammirare la sua Gloria e Santità, in tutti i tempi. Il suo non parlare fluente rappresenta l’inferiorità del linguaggio dell’uomo di fronte alla Parola di Dio e come Mosè riconobbe la sua meschinità di essere meno che servo, il mondo riconoscerà la sua debolezza e la sua inferiorità quando, semmai, raggiungerà l’apice della conoscenza su questa terra. L’uomo ha bisogno del bastone per appoggiarsi di fronte la tenacia di Dio, ha bisogno di togliersi i calzari perché egli è nato nudo e lo sarà fino alla morte per riconosce Dio, pieno di Gloria, che copre l’universo con la sua opera.  Esodo: 3:5 Dio disse: Non ti avvicinare qua; togliti i calzari dai piedi, perché il luogo sul quale stai è suolo sacro. Come spiegare che l’Angelo parla in prima persona, come se fosse Dio, quando rivela a Mosè il suo nome: IO SONO COLUI CHE SONO? L’Angelo avendo avuto il mandato da Dio, come messaggero, parla in prima persona perché, in quel momento, rappresentava Dio sulla terra. Il nome pronunziato rivela a Mosè che Dio è il vivente. Infatti, colui che sono, corrisponde a colui che vive in eterno. Mosè si nascose la faccia perché aveva paura di guardare Dio. In effetti, egli vide il divino, che non era Dio ma il suo Angelo, poiché, l’uomo non può vedere Dio e vivere. Le parole, colui che sono, abbracciano tutta la complessità della natura di Dio, tutte le cose che ha fatto nella creazione e tutto ciò che ha promesso. Solo con Dio possiamo salire al Sinai per contemplare la sua Gloria e ricevere istruzione di come dobbiamo affrontare la conoscenza della sua natura per lodarlo in eterno. Il pruno ardente rappresenta il nostro cuore che arde per il desiderio di vedere Dio, come Egli è. Le fiamme che non bruciano ma che scintillano, rappresentano, le lingue di fuoco dello Spirito Santo che battezza e ci insegna la via dell’eterno. Come Dio ha parlato a Mosè di liberare il suo popolo, oggi ci comanda di evangelizzare il mondo, affinché, tutti ammirino il pruno ardente, la prova che Dio è il “DIO COLUI CHE SONO”.     
Pace e fede nel Signore

lunedì, ottobre 01, 2018

MELCHISEDEK

 

                          Considerando che nel vecchio Testamento i sacerdoti dichiarati tali erano quelli appartenenti alla tribù di Levi, discendenti dal patriarca Aronne, il sacerdote Melchidesech, le Sacre Scritture lo presentano come il Re di Salem e come Sacerdote dell'Altissimo (Elohim). Ebrei 1:7 Questo Melchidesech re di Salem, era sacerdote del Dio Altissimo. Questo verso, mostra che vi era una diversa mansione e anche diversa origine del ministero dei sacerdoti Levi rispetto al sacerdote Melchidesech. Ebrei 7:3 Senza padre, senza madre, senza genealogia, senza inizio di giorni né fine di vita, reso simile quindi al Figlio di Dio, egli rimane sacerdote in eterno. Siccome è dichiarato che Gesù era già nel vecchio Testamento e richiamato in Ebrei5:6 Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato, Tu sei sacerdote per sempre, alla maniera di Melchidesech, gli studiosi deducono che il sacerdote del Dio Altissimo, fosse Gesù. Vogliamo su questa deduzione investigare più a fondo considerando per primo, con l’aiuto di Dio, le parole reso simile quindi al Figlio di Dio, che ci porta a considerare due aspetti interpretativi della sua figura: la prima considerazione è che il sacerdote dell’Altissimo, simile a Gesù, sarebbe non uguale a Gesù nato in carne, poiché si ha ragione di credere che la seconda persona della Trinità, la Parola, si sia incarnata nell’uomo, apparso come sacerdote dell’Altissimo, essendo che la similitudine non esprime lo stato di uguale e, quindi, il sacerdote dell’Altissimo era la Parola ma che raffigurava Gesù. Diciamo che raffigurava Gesù, per il fatto che Gesù disse, in riguardo a Davide, che era già prima di lui. Nell’incontro con il sacerdote dell’Altissimo, Abramo sapeva della sua superiore origine sacerdotale, poiché, intravide per rivelazione la sua divinità come sacerdote di Dio. Il fatto che Abramo abbia dato la decima al sacerdote dell’Altissimo non vi sono nella Scrittura riferimenti che collegano i motivi di tale misura determinata. Bisogna, allora, supporre che essa era la quantità che ognuno offriva per un beneficio divino ricevuto e, nel caso suo, essa fu offerta al sacerdote sia per la vittoria ottenuta sia come ringraziamento della promessa di Dio per avergli assicurato una discendenza. Genesi 15:2 Abramo disse: …. Tu non mi hai dato discendenza; ecco, uno schiavo nato in casa mia sarà mio erede. Ci chiediamo, la decima, oltre a rappresentare il frutto del proprio cuore offerto a Dio, potrebbe essere riferita al prezzo pagato da Gesù sulla croce per la salvezza dell’umanità? Questa ipotesi è ardua e non può, a nostro avviso, essere dimostrata. Tuttavia, se Abramo rappresenta il patriarca di tutta l’umanità che ha pagato la decima al sacerdote di Dio, Gesù, che ha salvato l’umanità può, il suo prezzo pagato sulla croce, essere riferibile al gesto di Abramo? Se è sì. Questa affermazione apre diverse ipotesi di interpretazione che ci portano a valutare anche il nemico, altrimenti detto, principe di questo mondo. Infatti, se il sacerdote Melchidesech ha accettato la decima come prezzo del suo intervento divino nei confronti di Abramo, potrebbe egli, rappresentare il nemico, di cui, Gesù pagò il prezzo per la salvezza dell’uomo? Ed ancora, se il sacerdote, assimilandolo come il nemico la sua posizione è  pur sotto Dio, tale che, il pagamento della pena va sempre a Dio, similmente al pagamento del prezzo pagato sulla croce da Gesù sarebbe l’ammenta pagata al giudice Dio che ha decretato la pena e che Gesù, l’ha pagata a difesa di tutti gli uomini a Dio. Allora, con questa logica, questo riferimento potrebbe reggere. Ma in effetti chi è Melchidesech e che rapporto ha egli con Gesù?  Consideriamo per primo che è scritto che egli era sacerdote, non dice che egli era il sacerdote. Poiché, se egli fosse la Parola, seconda Persona della Trinità, allora, era necessario che dicesse il sacerdote e non sacerdote. La differenza è rilevante, poiché, il sacerdote è unico sacerdote di Dio Altissimo, mentre la parola sacerdote implica che è uno dei tanti sacerdoti di Dio. Questa riflessione ci porta a concludere, quindi, che la Parola si sia incarnata in un uomo del quale non si sono conosciute né le sue generalità né la sua origine. Collima, allora, il pagamento della decima a Melchidesech da parte di Abramo come Parola incarnata, da un lato e Gesù che paga il prezzo a satana come principe di questo mondo, il quale, lo incassa, come pubblico ministero per consegnarlo a Dio, come mansione datagli simile all’avvenimento in Giobbe, in cui, satana era nella corte di Dio. A questa offerta, simbolica della decima data da Abramo al sacerdote dell’Altissimo, si aggiunge il significato dell’offerta di Melchidesech del pane e vino ad Abramo, che farebbe riferimento all’anticipazione dell’ultima cena di Gesù, prima del sacrificio, ma anche alla cerimonia della celebrazione della cena che faremo nel regno di Dio, con Gesù e Abramo, Isacco e Giacobbe. Il dono del pane e vino, del sacerdote Melchidesech ad Abramo rappresenta la conciliazione e il perdono che Dio ha deciso di offrire all’uomo. Il sacerdote dell’Altissimo è anche re di giustizia e di pace, non solo perché li ha esercitato, essendo re, ma perché questi due virtù risiedevano in lui, essendo la seconda Persona di Dio. Il sacerdote dell’Altissimo è stato re di Salem, ove in futuro Gesù risiederà nel monte Sion per proteggere la sua Gerusalemme. Se per Gesù Sion sarà anche il luogo di dolore e di sangue, sarà soprattutto di vittoria e punto di salvezza universale. Certo è, che Melchidesech rappresenta la visitazione reale della Parola di Dio sulla terra ricollegabile a Dio, nella sua forma Trina, dopo aver lasciato da tanto tempo il giardino dell’Eden e dichiarato eterna condanna all’uomo. Tuttavia, per il suo grande e infinito amore, abbiamo conosciuto il sacerdote dell’Altissimo Melchidesech essere la Parola incarnata anzi tempo nell’uomo e poi in Cristo.                                 

Pace e fede nel Signore