Giovanni
18:19 Or il sommo
sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina. Caso unico, in cui, Gesù è interrogato dal sacerdote Anna
intorno alla sua dottrina e del compito che avrebbero avuto i suoi discepoli
nei confronti del popolo. In prima esaminazione ci si accorge che la domanda
fatta dal sacerdote sembra essere pertinente in un procedimento dibattimentale
corretto, poiché di giudizio si parla, essendo che Gesù dopo va condotto, come
imputato, fino a Pilato. La nostra mente si confonde e non si spiega il perché,
Gesù, rifiutò di dare qualsiasi risposta. Se Gesù, è stato condotto dal
sacerdote, dietro la denunzia di taluno, è chiaro che la domanda avrebbe dovuta
essere rivolta a quella persona, pertinente, invece, la domanda sarebbe stata se fosse stata di tipo
informativo. Gesù, sapeva che essa gli fu rivolta per
fondare una prova d’accusa contro di lui, essendo quello lo scopo del sacerdote.
Per questo motivo, Gesù ripiegò la domanda che fosse fatta ai testimoni e non a
Lui, poiché da loro si sapesse la verità. Giovanni
18:21 Perché interroghi me? Interroga coloro che hanno udito ciò che ho detto
loro; ecco, essi sanno le cose che ho detto. Con questa risposta, Gesù, confonde il
sacerdote e lo disarma da qualsiasi altra domanda che avrebbe potuto fargli. Questo
provocò la reazione di una delle guardie che gli stavano vicino, che
schiaffeggiandolo, non fece altro che mostrare apertamente il dolo del
sacerdote e il servile comportamento della guardia. È chiaro che non siamo più
di fronte ad un equo dibattimento ma ad una forzatura di incolpare un
innocente. Trovandosi il sacerdote Anna sminuito della sua capacità giudiziale e
non potendo porre riparo alla sua fuorviante domanda, mandò Gesù da Caifa, conseguentemente,
legato. Caifa, non poteva essere peggiore persona a giudicare Gesù, che già
aveva perpetrato di farlo morire, dicendo. Giovanni 11:50 e non considerate che conviene per noi che un sol uomo muoia per il
popolo e non perisca tutta la nazione. Egli, non
perse tempo a fare condurre Gesù nel pretorio romano, ove vi era Ponzio Pilato,
procuratore romano (sec.1º D.C.) della Giudea. La prima parola che Pilato
rivolge a Gesù è stata se Egli fosse il Re dei Giudei. Giovanni 18:34 Gesù gli
rispose: Dici questo da te stesso, oppure
altri te lo hanno detto di me? Pilato rispose: Sono io forse Giudeo? Da questa risposta Pilato dichiara
implicitamente che nessuno gli aveva riferito qualcosa intorno a Gesù da parte
dei sacerdoti, ma che in realtà lo sapeva tramite i suoi emissari. Il punto più
contestabile è che questa domanda, l’avrebbero dovuta fare i sacerdoti a Gesù,
come rappresentanti di Dio e non un gentile. Si assiste in Pilato un desiderio
di interesse di conoscere più il mistero di Gesù che mostrare l’atteggiamento
di accusa. Ancora l’espressione è più
manifesta quando alla risposta di Gesù, che dice: che chiunque è per la verità ascolta la mia voce. Pilato ancora più
interessato gli dice: Che cosa è verità? Proprio quello che avrebbero dovuto
chiedere i sacerdoti lo ha chiesto un pagano. Già, si vede che il tralcio dei
gentili comincia a essere innestato nella vite. Come lo stesso succede oggi e
come tutto si ripete. Giovanni 18:29 Pilato dunque uscì verso di loro e disse: Quale accusa portate contro
quest'uomo?
Pace e fede nel Signore
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