Difficile comprendere la motivazione,
per cui, Dio decise di far morire Mosè. Esodo 4:24 Mentre si trovava in viaggio, il Signore gli venne incontro nel luogo
dov’egli pernottava, e cercò di farlo morire. Da questo verso, esaminiamo
due elementi che possono aiutarci a capirne le ragioni. Consideriamo per primo
punto il verso che parla della circoncisione, che rappresenta uno dei patti di
Dio fatti all’uomo. In Genesi 14:14 L’incirconciso,
il maschio che non sarà stato circonciso nella carne del suo prepuzio, sarà
tolto via dalla sua gente: egli avrà violato il mio patto. La parola, sarà tolto, si riferisce o di far morire
il giovane israelita incirconciso o di ripudiarlo dal popolo. Da questo
proposito, ci chiediamo come possiamo intendere il fatto che Mosè,
incirconciso, abbia avuto il favore di Dio, essendo che il patto fu già
formulato nella Genesi? Aprendo
un’ipotesi plausibile, consideriamo che in buona fede, Mosè, avendosi tolto i sandali
al comando di Dio, egli calcò, a piedi nudi, la terra sacra alla presenza del
Signore. Questa possibilità concessa a Mosè che potesse stare di fronte alla
Maestà, si suppone che abbia purificato il suo corpo, tale che, ne ricevette
una chiara trasformazione sia nel volto che nella mente. Questa mutazione denota
la grazia scaturita da Dio, che pur Mosè non essendo circonciso, perché proveniente
dalla cultura egizia, era in buona fede non consapevole del patto. Questo
privilegio di essere accettato, gli diede la facoltà di sussistere nel suo
popolo, come un incirconciso graziato. Il secondo punto è dato dal fatto che,
avendo Mosè acquisita la conoscenza del patto di circoncisione, non considerò
necessario di eseguirlo a suo figlio. Quindi, l’ira di Dio, non si accese per
il fatto che il figlio di Mosè non fosse circonciso, poiché, Dio ne poteva fare
anche a meno, come aveva fatto con lui, ma fu, per la disubbidienza di Mosè di
non avere eseguito su suo figlio il patto di Dio. Di questo carattere
superficiale, sappiamo che Mosè ne è stato attore, in altre occasioni, per
esempio nelle acque di Massa e Meriba. Questa disubbidienza, in riguardo alla
non circoncisione del figlio di Mosè, fu conosciuta da Ietro, suo suocero ed
ancor di più da Sefora, sua moglie, che nelle remore dei fatti e delle
rivelazioni divine, lei per placare l’ira di Dio, eseguì con mani proprie la
circoncisione su suo figlio, pur essendo Madianita e non facente parte, a pieno
titolo, del popolo di Dio. Esodo 4:25 Allora
Sefora prese una selce tagliente, recise il prepuzio di suo figlio e con quello
gli toccò i piedi, dicendo: Tu sei per me uno sposo di sangue! 26 Allora il
Signore lo lasciò... Così, facendo toccare col prepuzio del figlio i piedi
del padre, Sefora corrispose a due obblighi, quello di mostrare a Dio di avere
sposato Mosè circonciso per mezzo del sangue del figlio, essendo che il sangue
lo sanò con simulazione e l’altro obbligo, quello dell’ubbidire al patto di Dio
di circoncidere il figlio come i maschi israeliti. Alla fine di tutto questo, Mosè
si rese conto che la morte gli fu vicino e che Dio lo aveva perdonato, per
l’intraprendenza di Sefora. La prova del suo stato d’animo rinvigorito per la
salvezza della sua vita, lo mostrò quando vide suo fratello Aronne avvicinarsi
a lui e lo baciò. Tuttavia, dobbiamo anche sottolineare che presto Mosè cadde nello
stesso sbaglio, come detto sopra, nelle acque di Meriba, di cui ne sappiamo la
storia. Per questa disubbidienza, il Signore agì con giustizia, proibendogli di
accedere nella terra promessa. Così, Mosè, mentre la guardava da lontano,
riconobbe i suoi sbagli ed accettò la volontà di Dio offrendo la sua vita al suo
volere, recandosi nel luogo segreto del monte Sinai, secondo quando Dio gli
ordinò.
Pace e fede nel
Signore
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