Genesi 6:11 Or la terra era corrotta davanti a Dio;
la terra era piena di violenza. 12 Dio guardò la terra; ed ecco, era corrotta,
poiché tutti erano diventati corrotti sulla terra.
La
condizione del verso, Genesi 6:3, ove esprime la fase iniziale, ma pur grave,
della corruttibilità è diversa di quella descritta nel verso Genesi 6:11,
essendo che, la depravazione dopo la restrizione della vita, continuò sempre di
più. E’ chiaro che Dio, dopo avere dato la restrizione della vita, si sarebbe
aspettato il ritorno dell’umanità alle vie del Signore, ma ciò non avvenne,
anzi la depravazione e l’idolatria arrivò ai puniti così estremi che fece
esaurire la pazienza di Dio. Il fatto insolito da notare è che sia per
riferimento ideologico o indiretto come soggetto attore è nominata la terra.
Certamente la corruzione si riferisce agli uomini, ma in modo collaborativo, è
stata richiamata la terra, essendo che, essa accoglie gli uomini corrotti,
quindi, lei stessa come parte del creato, idonea di sentire il comando di Dio,
avrebbe avuto l’obbligo di ascoltare la legge divina. Sebbene, il salario del
peccato è la morte, Dio, esaminò l’umanità come fece dal principio quando lo
Spirito di Dio girò intorno alla terra. Con questo atto di pazienza, trovò un
uomo giusto di nome Noè, in cui, Dio decise di porre fiducia, la quale ne fu
beneficiaria anche la sua famiglia. Genesi 6:13 Allora Dio disse a Noè: Nei
miei decreti, la fine di ogni essere vivente è giunta poiché la terra, a causa
degli uomini, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò, insieme con la terra. Ci facciamo una domanda: come mai, Dio, nutre
affetto per la terra come usa amore per l’umanità? E’ chiaro che essendo la
terra parte del creato, essa gode di una affezione da parte di Dio come
l’architetto è geloso della sua opera. Questo affetto per la terra esiste fino
a quando l’organizzazione o il piano di Dio è perfetto. Se non lo dovesse
essere o con un correttivo del suo intervento non dovesse funzionare, Dio lo
distrugge come l’architetto demolisce la casa pericolante. Nel caso in oggetto,
Dio prima di distruggere l’umanità, vuole rimediare, dando una nuova
possibilità all’uomo di redimersi, cosi cerca se almeno un uomo nella terra
potesse avere le credenziali di ricevere la fiducia di Dio. Sia perché Dio lo
ha permesso sia perché per mezzo della sua pazienza lo abbia cercato, il fatto
dimostra che Dio ha trovato Noè degno della sua fiducia. Da questo quadro,
scopriamo che le condizioni della sopravvivenza dell’umanità e quella della
terra, sono in funzione della gravità della corruzione, essendo essa il metro
dove fa scattare il campanello d’allarme, in cui, finisce la pazienza di Dio,
la quale, distruggerà l’umanità compresa chi l’accoglie, cioè la terra. Il decreto è una norma stabilita da Dio,
trasgredendola si va alla rottura, cioè, alla morte. Sarebbe, quindi, come il
punto di taglio del momento flettente della trave dell’architetto, che
oltrepassando il coefficiente di sicurezza, si rompe. Questo ci dice ancora che
il regno di Dio è governato si dalla volontà di Dio ma anche e soprattutto
dalle norme che Egli impone e che, a sua volta, devono essere eseguite come
quelle che Gesù eseguì ponendosi sulla croce sebbene, nel Giardino di
Getsemani, chiese se quel calice potesse essere evitato. Tuttavia, la norma di
Dio non è come quella della legge umana, essendo che, alla trasgressione, non
vi è una pena ma un avviso di riflessione e di pentimento per l’uomo affinché
ritorni ai suoi passi. La giustizia di Dio essendo superiore e santa, governa
l’intero universo ma non sopporta la corruzione dell’umanità della terra che
può scompigliare l’armonia del sistema universale. Da questo, ci accorgiamo che
la terra e i suoi abitanti è sotto controllo continuo dall’occhio di Dio, per
cui, la corruzione non è cosa nascosta ma esercita una pressione sulla bontà di
Dio, la quale, può cedere in ogni momento.
Pace e fede nel Signore
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