Dopo
aver posto l’uomo nel Giardino di Eden, Dio, gli ha dettato le condizioni per
vivere in perpetuo se, tra quelle disposizioni di vita e di morte, avesse
scelto quelle di vita. Ci si chiede, per primo, quale possa essere stato il
motivo che Dio abbia posto il vincolo della conoscenza del bene e del male nel
Giardino? Per rispondere a questa domanda, dobbiamo ripartire dalla prima
creazione, nella quale, Dio dopo aver creato l’uomo, maschio e femmina, disse
loro di riprodursi e riempire la terra. Su questa base dispositiva, Dio, non
diede loro alcun vincolo, di osservanza a differenza delle condizioni che
stabilì nel Giardino di Eden, per il fatto che, l’uomo, nella prima fase della
creazione, per la prima volta, si trovò ad affrontare le insidie della natura
selvaggia e deserta della terra. Da questo, si deduce che, l’uomo di fronte ad
uno stato inospitale, non abbia avuto un rapporto affettivo con la donna, ma
che conviveva con la donna nel modo semibrado e senza una legge, per cui, dopo
un lungo periodo, quando Dio prese l’uomo, dal luogo della terra e lo pose nel
Giardino, lo studiò, vale a dire, fra le altre cose, quello di far conoscere a
Adamo di essere Dio. Questa ipotesi di insufficienza relazionale con la donna,
della prima creazione, è confermata dal fatto che quando Dio fece la donna da
una costola di Adamo, egli disse: Genesi 2:23 …. Questa finalmente è ossa
delle mie ossa e carne della mia carne. Questa espressione implica, a
nostro parere, che vi sia stato un precedente nella prima creazione, nella
quale l’uomo e la donna, avendo dovuto essere più resistenti ad affrontare lo
stato primordiale della terra, mancava o non era accentuato in loro il rapporto
affettivo, come Dio dispose nel Giardino, traendo la donna dalla stessa carne
dell’uomo. Quindi, secondo la nostra interpretazione, non è che la prima
creazione sia risultata infruttuosa ma fu necessaria per immettere l’uomo, gradualmente
alla conoscenza della terra prima e di Dio, poi. In questa fase del Giardino, Dio
impone regole che l’uomo e la donna dovevano osservare, ma anche, pone
condizioni di prova per saggiare la loro fede permettendo a satana di agire. Ecco
che nel Giardino di Eden, se da un lato l’uomo abbia avuto le migliori
condizioni di vivibilità della terra e lunga vita perpetua, dall’altro canto,
doveva strettamente osservare delle regole che gli avrebbero dato vita se li
avesse osservate o morte se li avesse disubbidite. Tornando ai motivi della caduta dell’uomo,
dentro il Giardino di Eden, si deduce che ve ne siano almeno stati due: il
primo quello che Adamo abbia dato ascolto alla moglie e il secondo, di avere
mangiato il frutto contro il comando di Dio. Genesi 3:17 A Adamo disse:
«Poiché hai dato ascolto alla voce di tua moglie e hai mangiato del frutto……...
Nel primo caso, si pensa che, a prescindere da qualsiasi influenza che Adamo
avesse ricevuto, egli avrebbe dovuto attenersi al comando di Dio e non
accettare il convincimento della moglie. Tuttavia, se questa disubbidienza
avrebbe potuto avere una giustificazione, come in effetti Adamo la presentò a
Dio, ritenendo colpevole la donna che gli fu posta, diventa ingiustificabile
l’azione di avere mangiato il frutto, disubbidendo, nella totalità, il comando
di Dio. Genesi 3:12 L'uomo rispose:
La donna che tu mi hai messa accanto è lei che mi ha dato del frutto. Se allarghiamo
la visione dei fatti, vediamo che Adamo nello scusarsi con Dio, non ha fatto
nessun riferimento all’influenza del serpente che ha sedotto Eva, ma rispose che
fu la donna a dargli il frutto, nascondendo la sua responsabilità di non avere osservato
il comandamento di Dio. Ma come agì satana per ottenere il convincimento di Eva?
Genesi 3:4 Ma il serpente disse alla donna: Non morirete affatto! (5) Anzi,
Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e
diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male. Ci accorgiamo che
satana nella sua furbizia di dialogo con Eva, non contrastò le Scritture, anzi,
concordò ed affermò la verità espressa del comando di Dio e rafforzò anche la
verità, quando disse, Dio sa, ottenendo due risultati, uno: che egli era
una persona affidabile perché rivelatrice di un fatto nascosto, due: conoscitore
delle conseguenze, ad Eva ignote. Adamo, per avere ascoltato Eva e non Dio, è
caduto in peccato, per il fatto che, si è reso complice, da un lato, del
peccato di Eva e dell’altro di avere ignorato Dio. Egli non avrebbe dovuto
mangiare il frutto ma rimproverare Eva di averlo mangiato, primo perché Adamo
aveva ricevuto il comando diretto da Dio, il secondo perché Egli non avvisò la
donna sufficientemente del vincolo. In riguardo all’incontro di Eva con satana,
Adamo, non ne era a conoscenza né di satana né della insidia. Tuttavia, la
responsabilità cadde su Eva, poiché come compagna doveva consigliarsi con Adamo
prima di decidere la trasgressione. Infatti, sembra che la pena sia stata più pesante
per Eva che per Adamo.
Pace e fede nel Signore
Nessun commento:
Posta un commento