lunedì, giugno 03, 2019

I MOTIVI DELLA CADUTA DELL'UOMO

                           Dopo aver posto l’uomo nel Giardino di Eden, Dio, gli ha dettato le condizioni per vivere in perpetuo se, tra quelle disposizioni di vita e di morte, avesse scelto quelle di vita. Ci si chiede, per primo, quale possa essere stato il motivo che Dio abbia posto il vincolo della conoscenza del bene e del male nel Giardino? Per rispondere a questa domanda, dobbiamo ripartire dalla prima creazione, nella quale, Dio dopo aver creato l’uomo, maschio e femmina, disse loro di riprodursi e riempire la terra. Su questa base dispositiva, Dio, non diede loro alcun vincolo, di osservanza a differenza delle condizioni che stabilì nel Giardino di Eden, per il fatto che, l’uomo, nella prima fase della creazione, per la prima volta, si trovò ad affrontare le insidie della natura selvaggia e deserta della terra. Da questo, si deduce che, l’uomo di fronte ad uno stato inospitale, non abbia avuto un rapporto affettivo con la donna, ma che conviveva con la donna nel modo semibrado e senza una legge, per cui, dopo un lungo periodo, quando Dio prese l’uomo, dal luogo della terra e lo pose nel Giardino, lo studiò, vale a dire, fra le altre cose, quello di far conoscere a Adamo di essere Dio. Questa ipotesi di insufficienza relazionale con la donna, della prima creazione, è confermata dal fatto che quando Dio fece la donna da una costola di Adamo, egli disse: Genesi 2:23 …. Questa finalmente è ossa delle mie ossa e carne della mia carne. Questa espressione implica, a nostro parere, che vi sia stato un precedente nella prima creazione, nella quale l’uomo e la donna, avendo dovuto essere più resistenti ad affrontare lo stato primordiale della terra, mancava o non era accentuato in loro il rapporto affettivo, come Dio dispose nel Giardino, traendo la donna dalla stessa carne dell’uomo. Quindi, secondo la nostra interpretazione, non è che la prima creazione sia risultata infruttuosa ma fu necessaria per immettere l’uomo, gradualmente alla conoscenza della terra prima e di Dio, poi. In questa fase del Giardino, Dio impone regole che l’uomo e la donna dovevano osservare, ma anche, pone condizioni di prova per saggiare la loro fede permettendo a satana di agire. Ecco che nel Giardino di Eden, se da un lato l’uomo abbia avuto le migliori condizioni di vivibilità della terra e lunga vita perpetua, dall’altro canto, doveva strettamente osservare delle regole che gli avrebbero dato vita se li avesse osservate o morte se li avesse disubbidite.  Tornando ai motivi della caduta dell’uomo, dentro il Giardino di Eden, si deduce che ve ne siano almeno stati due: il primo quello che Adamo abbia dato ascolto alla moglie e il secondo, di avere mangiato il frutto contro il comando di Dio. Genesi 3:17 A Adamo disse: «Poiché hai dato ascolto alla voce di tua moglie e hai mangiato del frutto……... Nel primo caso, si pensa che, a prescindere da qualsiasi influenza che Adamo avesse ricevuto, egli avrebbe dovuto attenersi al comando di Dio e non accettare il convincimento della moglie. Tuttavia, se questa disubbidienza avrebbe potuto avere una giustificazione, come in effetti Adamo la presentò a Dio, ritenendo colpevole la donna che gli fu posta, diventa ingiustificabile l’azione di avere mangiato il frutto, disubbidendo, nella totalità, il comando di Dio.  Genesi 3:12 L'uomo rispose: La donna che tu mi hai messa accanto è lei che mi ha dato del frutto. Se allarghiamo la visione dei fatti, vediamo che Adamo nello scusarsi con Dio, non ha fatto nessun riferimento all’influenza del serpente che ha sedotto Eva, ma rispose che fu la donna a dargli il frutto, nascondendo la sua responsabilità di non avere osservato il comandamento di Dio. Ma come agì satana per ottenere il convincimento di Eva? Genesi 3:4 Ma il serpente disse alla donna: Non morirete affatto! (5) Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male. Ci accorgiamo che satana nella sua furbizia di dialogo con Eva, non contrastò le Scritture, anzi, concordò ed affermò la verità espressa del comando di Dio e rafforzò anche la verità, quando disse, Dio sa, ottenendo due risultati, uno: che egli era una persona affidabile perché rivelatrice di un fatto nascosto, due: conoscitore delle conseguenze, ad Eva ignote. Adamo, per avere ascoltato Eva e non Dio, è caduto in peccato, per il fatto che, si è reso complice, da un lato, del peccato di Eva e dell’altro di avere ignorato Dio. Egli non avrebbe dovuto mangiare il frutto ma rimproverare Eva di averlo mangiato, primo perché Adamo aveva ricevuto il comando diretto da Dio, il secondo perché Egli non avvisò la donna sufficientemente del vincolo. In riguardo all’incontro di Eva con satana, Adamo, non ne era a conoscenza né di satana né della insidia. Tuttavia, la responsabilità cadde su Eva, poiché come compagna doveva consigliarsi con Adamo prima di decidere la trasgressione. Infatti, sembra che la pena sia stata più pesante per Eva che per Adamo.  

Pace e fede nel Signore

 

        

Nessun commento: