Il fatto delle tavole spezzate si evolve sul significato terreno di un contratto appena firmato che è stracciato. L’azione si collegherebbe ad una legittima circostanza quando le parti abbiano deciso di risolvere l’accordo. Diverso è il caso, in cui, una parte unilateralmente, appena concluso l’accordo e dopo averlo firmato, strappi il contratto. La conseguenza, in termine di legge, sarebbe che la parte che ha strappato il contratto pagherebbe le conseguenze dell’obbligazione sorta tra le parti, cioè, in termini tecnici, la causa petendi resterebbe in vita fino alla conclusione dell’obbligo della parte non osservante. Questa conseguenza rispecchierebbe quella che si è assunta il popolo di Israele nel trasgredire l’accordo già sorto verbalmente al momento, in cui, Mosè era salito al monte per chiedere a Dio la Legge che avrebbe dato loro una guida per la vita. Salito al monte, il Signore gli comandò alcune regole sull’osservanza del sabato e gli scrisse le tavole della Legge. Tuttavia, in quel lasso di tempo, il popolo non ebbe costanza di attesa per l’ottenimento della legge che, all’apparire di Mosè, sceso dal monte, trovò il popolo nella più profonda lascività dimenticando e oltraggiando la richiesta fatta a Dio, tale che, egli preso d’ira, scagliò contro di loro le tavole della Legge. Esodo 32:19 Quando si fu avvicinato all'accampamento, vide il vitello e le danze. Allora si accese l'ira di Mosè: egli scagliò dalle mani le tavole e le spezzò ai piedi della montagna. Sebbene il popolo d’Israele, da un lato commise un grande peccato, ci chiediamo: è stato lecito che Mosè abbia spezzato le Tavole? I punti da considerare sono al meno due: da un lato, le Tavole scritte da Dio, non dovevano essere rotte, poiché, erano l’unica prova della realtà del patto divino e che avrebbero dovute essere tenute con grande rispetto e santità, come quando le nuove Tavole furono conservate nell’Arca dell’Alleanza e, su questo, sembra che Mosè in un momento d’ira abbia fatto uno sproposito. L’altro punto da considerare è quello che, se l’azione di Mosè, nello spezzare le Tavole, potrebbe essere considerata una decisone unilaterale senza aver avuto considerazione dell’opera di Dio, si ricorda che Dio diede facoltà a Mosè, di rappresentare Dio sulla terra nei confronti del faraone e quindi se la sua decisione potesse essere considerata ardua, ardua non sarebbe. Esodo 4:16 Parlerà lui (Aronne) al popolo per te: allora egli sarà per te come bocca e tu farai per lui le veci di Dio. Così, in quel momento, fu Dio che guidò la mano di Mosè, che miracolosamente, per mezzo della sua potenza, anche la terra si aprì. Se le Tavole spezzate possano raffigurare, per noi terreni, la risoluzione del contratto, per Dio, è solo un atto di condanna, poiché, il suo amore, sempre risolverà tutto. L’effetto divino, di ogni intervento punitivo che l’uomo lo possa attribuire come inopportuno o di condanna, ricadrà sempre positivamente sull’uomo per il raggiungimento dello scopo di Dio, che è quello della salvezza. Infatti, le Tavole, riappariranno di nuovo e saranno custodite nell’Arca della salvezza per confermare la presenza di Dio sul suo popolo in perpetuo. Il popolo, spesso, non è lungimirante a capire la volontà di Dio né mostra alcuna pazienza dello svolgersi dei tempi divini, per il fatto che, avendo una vita breve in questa terra, vorrebbe il compiersi degli avvenimenti dentro la sua età. Se ciò fosse così, gli eventi immediati, dimostrerebbero indirettamente la non esistenza dell’eternità ma solo spiegherebbero un accadimento della evoluzione divina, che avrebbe un termine, quello proporzionato a quello della terra, invece, l'eternità pone tempi lunghi sulla terra, proprio perché quello che opera è l'eterno.
Pace e fede nel Signore
Nessun commento:
Posta un commento